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con uno sguardo fisso e stralunato, mentre colla mano destra increspata, stringeva convulsamente la spalliera della poltrona.
— Io! — esclamò sordamente — Tu sei pazza e giacchè cerchi tutti i mezzi per sottrarti alla mia volontà, ti ripeto che in breve dovrai adempirla.
— No, mille volte no! — proruppe la fanciulla, benchè nell’accento del padre risuonasse una formidabile minaccia.
Parve che il conte volesse scagliarsi su di lei, tanto era l’impeto con cui si sollevò dalla poltrona; ma vi ricadde tosto, con un gesto di noncuranza e di disprezzo.
— Esci, — disse indicando freddamente l’uscio.
Adriana si ritirò senza rispondere. Il conte ebbe appena il tempo di passarsi una mano sulla fronte per scacciare qualche cruccioso pensiero, che da un altro uscio entrava nel salotto Diego.
Era il giovane che l’ultima notte di carnevale aveva cercato rifugio nel negozio della bella guantaia, sconvolgendole il cervello ed il cuore. Vestito colla raffinatezza degli eleganti suoi pari, sembrava più seducente, sebbene una lieve ruga attraversasse in quel momento la sua bianchissima fronte.
— Ebbene? — chiese sdraiandosi con famigliarità su di un divano, incrociando una gamba sull’altra e gettando sul conte uno sguardo audace e sprezzante — Adriana si ostina a rifiutarmi?
Il conte alzò bruscamente il capo.
— L’hai sentita?
— Sì.