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Questa credeva la popolana sua madre ed i vincoli d’affetto che univano quelle due buone creature, si facevano ogni giorno più saldi.

A vent’anni, Maria si mostrava in tutto il pieno sviluppo della sua bellezza affascinante. Aveva avute parecchie richieste di matrimonio, che sempre rifiutò, dicendo di trovarsi troppo felice al fianco di sua madre per desiderare altra sorte. Non aveva ancora amato. Eppure nelle sue vene scorreva un sangue caldo, impetuoso, aveva la fantasia vivacissima e l’avventura di quella notte colla maschera misteriosa, la gettò bruscamente in un mondo d’idee nuove per lei e perciò appunto più pericolose.

Invano la bella guantaja cercò dormire: nell’ombra della stanza, vedeva sempre l’immagine dello sconosciuto, sentiva ancora sulle sue labbra il tocco bruciante delle labbra di lui.

L’alba la sorprese cogli occhioni spalancati, il viso pallido, abbattuto, le labbra frementi, che mormoravano quasi inconscie:

— Chi sarà mai? Lo rivedrò io ancora?