Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
122 |
— Perchè invece di dare in tal modo un supremo segno d’amore all’infelice Adriana, disonorereste la sua memoria.
Gabriele ebbe un brusco sussulto.
— Che dite?
— La verità: il sangue che scorre sopra una tomba, lascia sempre una macchia, che nulla vale a detergere, è una profanazione, un sacrilegio. Non ha sofferto abbastanza la povera martire in vita, volete turbarla anche da morta? Se l’esistenza vi pesa, fate come me: dedicatela tutta a qualcuno che vi ami, pur avendo sacro il ricordo della donna amata. Non avete un padre... voi, una madre?
Gabriele divenne livido...
— Li avevo dimenticati — mormorò — grazie di ricordarmelo.
Un sospiro d’immenso refrigerio sollevò il petto di Maria: ella stese la mano al giovane.
— Voi siete buono — disse — siete onesto, nella vostra anima non vi sono rimorsi: potete essere ancora felice.
Egli scosse il capo...
— Ebbene vivete per il dolore — aggiunse dolcemente Maria — sarà questa la più splendida prova d’amore che darete ad Adriana, la quale vi sorriderà dal cielo.
Le lacrime velavano gli occhi di Gabriele.
— Piangete? Siete salvo — disse ancora Maria — ah! se potessi anch’io trovar delle lacrime.
Ebbe un fremito, ma si rimise tosto... e con accento velato, triste.