Pagina:Invernizio - La trovatella di Milano, Barbini, Milano, 1889.djvu/124

120


Adriana non resistette, le sue labbra serrate si apersero a mezzo ed un nome ne sfuggi.

— Papà.

Era proprio lei che l’aveva chiamato?...

Il conte la fissò un istante cogli occhi velati, foschi, umidi, poi chiese tremando:

— Mi perdoni?

— Sì...

Oh! il grido delirante di gioia! Quanti baci lunghi, ardenti sulla fronte di lei!

Ma sentendo che diveniva di ghiaccio, impallidì spaventosamente...

— Adriana... non morire... non morire...

— È Dio... che lo vuole... E poi che farei ancora al mondo... legata... a quell’uomo...

— Tu sei libera, libera, puoi sposare Gabriele, che ti ama sempre... morrà senza di te...

Il conte non si aspettava l’effetto terribile, fulminante prodotto dalle sue parole...

Lo sciagurato credeva che facendo balenare una speranza di felicità avvenire nell’anima della figlia, l’avrebbe ritornata da morte a vita...

Ma l’esistenza di Adriana non era più attaccata che ad un lievissimo filo: la minima emozione avrebbe bastato a romperlo.

La notizia che si trovava libera, valeva come l’annunzio di morte del marchese Diego... E come era avvenuta? Era forse Maria che si era vendicata? E dove si trovava la giovane? Morta forse anche lei, dacchè nessuno gliene aveva parlato?

Adriana aprì la bocca per domandare, ma dal suo petto non sfuggì che un grido rauco, inarti-