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Roma, come il furono un tempo Atene, Corinto, Elide ed altre città della Grecia, è stata mai sempre feconda di sublimi ingegni, i quali anche nelle arti belle ebbersi nominanza e fama non già nella sola Italia, ma in qualsivoglia parte del mondo. Nè doteva altramente avvenire, imperocchè alla scuola parlante di que’ capolavori in ogni genere, ond’essa è doviziosa per cura de’ Giuli, de’ Leoni, de’ Gregori, de’ Sisti, de’ Clementi e de’ Pii, trovano un vasto campo nel quale raccorre messe ubertosa, e sentono improvvisamente ispirarsi ed avvivarsi alla immaginazione di concetti, e alla esecuzione di essi. Il perchè non dubitò il sommo Canova di appalesare innanzi a quel grande imperatore, il quale presso di se lo voleva, che l’artista, per quanto abile, manca lontano da Roma d’ispirazione c di genio. Fra questi valenti cultori delle arti belle, che sullo scorcio del secolo XVIII fiorirono, niuno certamente negherà onorevole posto a Luigi Pichler, cui toccò in sorte di vedere le sue