venerazione al Pontefice Pio VII; e dopo avere esitato in sulla scelta divisò riprodurre in ismalto tutte le gemme del gabinetto imperiale. Il Pichler non poteva ricevere più onorevole e grato comando, e fu ben presto e in Italia e in Roma per provvedere all’uopo. Reduce in Vienna si sobbarcò al faticoso lavoro, che in men di due anni portò a compimento superando quelle difficoltà e quegli ostacoli, che pur troppo sia pel sommo valore delle gemme, sia per la delicatezza nel trattarlo avevano ad incontrarsi. A tanta perfezione e somiglianza seppe egli condurre l’intera collezione, che, fattone il confronto, non eravi differenza fra gli originali e gli smalti. Moltissima si ebbe lode dal Monarca, dalla Imperiale famiglia, e dall’Imperatore Alessandro di Russia, che in allora trovavasi in Vienna; di più si meritò il segnalatissimo onore di esser destinato ad offeriria al Pontefice. Giunto in Roma vi fu accolto come addiccevasi e al portatore di una nobilissima offerta, nella quale egli aveva avuto la prima parte dal fato artistico, ed all’altissima stima in che era salito. Tornò così grato al Pontefice il dono, che il volle a perpetua memoria collocato nelle sale della Biblioteca Vaticana1. Il Pichler dopo aver ricevuto singolari dimostrazioni di pontificia benignità si ricondusse in Vienna, e ripigliò le occupazioni della scuola. Addentrato come era in sì difficile studio non cessava dall’istruirne i discepoli ad-
- ↑ Questa collezione è ordinata e disposta entro un apposita cassa di mogano intarsiata di argento.