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procurò fin d’allora di coltivarne l’amore. Ed eccola da lui caldamente raccomandato a Domenico De Angelis pittore di quel tempo non oscuro. E sì Luigi avvanzò in tale studio che il fratello compiacevasi oltremodo del progresso del giovinetto. Quattro anni restò alla scuola di tal maestro, cioè fino al 1784, e nel seguente si pose sotto quella dello stesso Giovanni, ove non abbandonando il disegno imparò a modellare. Così rapidamente egli progrediva, che in breve condusse in cera lavori da far maravigliare i più intelligenti. Vedendolo omai a ciò acconcio divisò Giovanni di fargli intraprendere la difficile arte dell’intaglio, nella quale per due anni continui si esercitò con piena soddisfazione del precettore.
Conosceva questi la grande importanza d’incider molto per meritarsi il titolo e il nome di valente. Ed il sentiero a quest’apice di gloria era aperto, dacchè dopo la distruzione de’ greci, siccome le scienze e le belle arti decaddero dal loro splendore, così era pure avvenuto allo incider in gemme o in altre materie. La quale ignoranza o barbarie per lungo volger di anni durò nell’Italia, fino a tanto che riscossa dal suo letargo cominciò l’arte a risorgere nel principio del secolo XV, e giunse a poco a poco a quella perfezione in che oggi la vediamo, quantunque a dir vero siano pur lodatissimi alcuni incisori delle scuole Fiorentina, Romana, Longobarda che dopo quel tempo fiorirono1. Giovanni tuttochè scorgesse nel fratello vaghezza di