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ma, ed è che se nel forellino della camera oscura s’adatti una lente, più chiari e distinti appariranno gli oggetti sul quadro1. Il sig. Libri parlando d’un tal perfezionamento dice, che se esso appartiene realmente al Porta, deve assicurargli un posto onorevole tra i fisici2.

4. Qui è da notare che Girolamo Cardano in un’opera stampata per la prima volta nel 1550 scrive: «Quod si lebeat spectare ea quae in via fiunt, sole splendente in fenestra orbem e vitro collocabis: inde occlusa fenestra videbis imagines per foramen translatas in opposito plano»3. Ora in quelle parole orbem e vitro parmi chiaramente indicata una lente da porsi nel piccol foro della camera oscura, come il Porta insegna. Quindi non so come il sig. Libri, ben conoscendo4 il citato passo del Cardano e l’anno in cui fu pubblicato, potesse dubitare se al Porta appartenga o no l’artificio d’adattare una lente al foro della camera oscura.

Oltre il Cardano altri fisici italiani descrissero un tale artificio prima che venisse in luce la Magia naturale in venti libri. Daniele Barbaro nella sua Pratica della prospettiva, venuta in luce nel 1569, insegna che per vedere gli obbietti esterni in una stanza è da far nello scuro d’una finestra un foro grande quanto il vetro d’un occhiale, e poscia incassar bene in questo foro un occhiale da vecchio che abbia alquanto di corpo nel mezzo, non già concavo come

  1. Si crystallinam lentem foramini appones, iam iam omnia clariora cernes. Magiae naturalis lib. XVII, cap. VI.
  2. Histoire des sc. math. en Italie T. IV, p. 122.
  3. Cardani, De subtilitate lib. IV.
  4. Historie des sc. math. en Italie T. IV, p. 314.