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che dalle punte de’ compassi si formano. Vegnamo all’esperienze.

Come si formi un occhial di cristallo col quale si possa leggere una lettera ordinaria 50 passi lontano e conosciere un huomo dieci miglia, che se l’occhio dell’uomo potesse capir tanta luce, lo potrebbe conoscere cento e più miglia. Stimo che con questo occhial Tolomeo sopra la torre del Faro vedeva le navi che venivano 800 miglia lontane1. Questo hò nascosto nella mia magia naturale al libro 17 cap. 9.

Il telescopio, cioè quello istrumento cavo con due lenti cristalline si vede 30 e 40 miglia lontano da me ritrovato e scritto nella mia magia nel medesimo libro a cap. 10 e da molti Fiammenghi o altri attribuito, chè l’ho fatto vedere a quanti forastieri venivano à mia casa non curandolo per la magior invention che segue.

Come con quell’occhiali prima descritti s’accomodino nel telescopio e si vegga di lontano millecuplatamente, e che avanzi ogni meraviglia.

Come con un picciolo specchio per riflessione si possa brusciare in infinito, liquefar metalli, e cagionar ogni grande incendio, e questo avanza tutti i stupori e le grandezze della prospettiva. E se lo spec-

  1. Molti autori scrissero, che uno de’ re Tolomei d’Egitto avesse collocato sopra una torre costruita sul faro d’Alessandria uno specchio per vedere a gran distanza le navi (Libri, Hist. des sc. math. en Italie T. I, p. 221). Il Porta, a cui una tal tradizione era ben nota (Mag. nat. proem. ad lib. XVII), mostrossi nella sua Magia naturale (Lib. XVII, cap. XI) inclinato a credere che non con uno specchio, ma con una lente Tolomeo vedesse le navi alla distanza di 600 miglia. Tale opinione qui chiaramente manifesta, ove, forse per inavvertenza, scrisse 800 in vece di 600.