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via riconoscer l’uso della retina che n’è soltanto l’espansione. Non si può negare che quanto egli dice per conciliar la forma lenticolare del cristallino colla destinazione ch’ei gli dà, non ha veruna solidità.»
È ben vero che il Keplero pel primo notò l’ufficio della retina nella visione, e che il Maurolico non ne fè parola; quindi il giudizio del Montucla per questa parte è giusto. Egli per altro andò ben lungi dal vero capricciosamente affermando, che quanto il Maurolico disse per conciliar la forma lenticolare del cristallino colla destinazione da lui attribuita a quest’organo, manca al tutto di solidità. Il Maurolico descrisse benissimo la struttura del cristallino, e fè prova della sua ben nota sagacità mostrando quanto una tale conformazione sia acconcia all’ufficio, a cui quell’organo della natura è destinato. Ciò dicendo non temiamo di dare all’illustre siciliano una lode soverchia ed esagerata; crediamo di dargli soltanto ciò che gli s’appartiene, ciò che mai non potrà negarglisi da chi attentamente e senza prevenzioni consideri ciò ch’ei scrisse della visione.
40. Il giudizio dato dal Priestley e dal Montucla, nella seconda edizione della sua storia, della dottrina del Maurolico su tal oggetto, deve renderci sempre più cauti nel dar fede a ciò che intorno alle scoperte degl’italiani si legge negli scritti degli stranieri. Spesso avviene che essi, volendo parlare delle opere de’ nostri senza conoscerle, ne giudicano in modo superficiale ed ingiusto. Per ben sapere in qual guisa abbian contribuito all’avanzamento della fisica gl’illustri italiani che ne’ secoli XVI e XVII la coltivarono, è da cercare, con imparziale esame de’ loro scritti, ciò