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concludenti. L’opera, in cui il Maurolico trattò delle lenti e della visione, venne in luce, come già s’è detto, per la prima volta nel 1611. Il Porta pubblicò la sua opera De refractione optices nel 1593: nè altro stampò di poi intorno all’ottica. Non ebbe dunque occasione di parlare delle dottrine del Maurolico sulla visione. Gli occhiali furono scoperti in Italia fino dal secolo XIII. Nel XVI erano già cosa notissima, e se ne fabbricavano per tutte le età. Il Maurolico nel 1553 lodava la diligenza d’alcuni antichi occhialari, i quali in ogni occhiale che fabbricavano solevano scrivere un numero per denotar l’età a cui esso avrebbe potuto giovare. Egli poi faceva uso di diversi occhiali per vedere e leggere da lontano e da vicino1. Laonde per quanto rispettabili possan essere quegli autori, i quali al dir del Priestley attribuirono al Keplero l’uso delle lenti concave e convesse per le diverse strutture dell’occhio, non può negarsi che in ciò errarono solennemente.
39. Sembra tuttavia che dalle ragioni del Priestley il Montucla venisse indotto a cambiar di sentenza intorno alle dottrine del Maurolico relative alla visione, da che nel 1799 riprovò il giudizio datone 41 anni prima. « Bisogna confessare (così egli scrisse nella seconda edizione della sua storia delle matematiche) che il Maurolico non fu tanto avanzato nella spiegazione della visione, quanto in altro tempo a me parve, e quanto io dissi nella prima edizione di quest’opera; giacch’egli fa del cristallino l’organo principale di tal facoltà, quello che trasmette al nervo ottico le immagini degli oggetti, senza tutta-
- ↑ Photismi de lumine et umbra etc. pag. 78, 79.