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introduzione XXXV

e dalle massime di quelli, e che per la retta conoscenza delle nostre leggi vigenti (elaborate secondo una certa situazione della scienza) si esiga la notizia piena delle fonti, e delle subite trasformazioni loro fino al nostro tempo.

Le Instituzioni di Gajus non vengono per fermo pubblicate quasi fossero un manuale contenente la soluzione delle tesi d’oggidì; ma piuttosto come un addentellato fra il sistema formalistico antico già moderato dall’equità pretoria, e la più larga e benefica giurisprudenza cristiana dei Codici Teodosiano e Giustinianeo, nè si saprebbe donde meglio ripetere li elementi del jus genuino che da quell’ epoca, in cui fù rischiarato dalla filosofia, e ridotto a perfezione, intendiamo parlare della felice êra degli Antonini. Le Opere di Gajus al pari di quelle di Papiniano, di Ulpiano, di Paolo, e di Modestino acquistarono forza di legge per la nota Costituzione di Valentiniano III (Cod. Theod. de resp. prud.), ed ebbero autorità fino a che Giustiniano le assorbì nella propria legislazione, e poscia per virtù di questa stessa legislazione.

Nella giovinezza di Gajus, Salvio Juliano, quel Pretore così amante del sapere che disse: etsi alterum pedem in tumulo haberem non pigeret aliquid addiscere, aveva composto l’Editto perpetuo, la di cui importanza fu certo esagerata primà che si conoscesse Gajus, ma che nei frammenti raccolti da Haubold (Magazzino Civile Tomo II pag. 288) presenta nondimeno grande interesse ed istruzione.

Nello stesso tempo Auctore Hadriano sono stati emanati più Senatusconsulti che favorirono nelle varie