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XXXII | introduzione |
È nostra ferma opinione, che il Diritto Romano, (italico per ogni titolo, essendo stato qui prodotto in origine; e poscia risorto lo studio colla civiltà nuova, insegnato dai Glossatori alle nazioni d’Europa) sia da troppo tempo tenuto da noi in poco pregio con danno di queste legali dottrine e della civiltà; e che quindi occorra per la restaurazione delle discipline giuridiche e della pratica scientifica meditarlo nelle sue fonti, nella sua storia, e nelle sue teoriche, non quanto suol venire in Germania (che sarebbe richiedere di soverchio), almeno un poco più di quello che ora sia in molte parti d’Italia. Nessuno meglio di Savigny avendo saputo rappresentare il sommo merito dei Giureconsulti Romani e il profitto ritraibile anche oggidì dalla loro lezione, preghiamo i lettori nostri a voler leggere, siccome merita, il profondo Capo VII. della Vocazione nel I. Volume di questa Biblioteca.
Lo stesso immegliamento della pratica, per non dire
Jurisconsultorum Veterum. Lugduni Batavorum. 1714, lodata nella celebre Bibliotheca Juris selecta dello Struvio pag. 11, di cui un esemplare ci fu presentato da un nostro amico, l’Avvocato Francesco Parisi. Lo stile di Gajus è sempre terso e preciso com’essere doveva di un libro all’istruzione consacrato: perlocchè non v’ha chi non lo collochi fra i classici scrittori, benchè sia venuto dopo Seneca, Plinio, e Tacito. Ai Giureconsulti, grandi ammiratori ch’erano dell’antico, stavano sempre dischiuse le prische fonti, e fra essi più a lungo si mantenne il culto del bello e del semplice; locchè non può dirsi avvenuto fra noi, ove molti scrittori di diritto sembrano a disegno staccarsi da ogni tradizione letteraria, ignorando quelli ammirabili esemplari che pure possediamo di scrivere grave, o come si dice, d’affari.