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XIV | introduzione |
È singolare cosa che di un Giureconsulto tanto celebre, poco o nulla ci fosse tramandato, sia riguardo
di Verona, che affidaste alle nostre cure ed alla nostra fede, tale quale abbiamo sperato che dovesse riuscirvi meglio accetto, giacchè padroni e dispensatori essendo per divino potere e per virtú dei maggiori vostri di una ricca e abbondante letteraria suppelletile, non tenete occulti tali tesori che ponno essere di cosí grande profitto all’universale, e nemmeno invidiate a coloro che sono abili a disvelarli, ma ponete in conto di onore vostro, se ora piuttosto che poi vengano pubblicati, acciò se ne raccolgano presto buoni frutti a gloria di Dio immortale, per l’incremento degli studj, e per l’istruzione dei validi ingegni. Egli è perciò che transitando per la Città vostra, ora sono passati quattro anni, B. G. Niebhur nostro socio e tanto benemerito per dottrina e per zelo degli studj, nella occasione che recavasi a Roma quale inviato del Re nostro al Sommo Pontefice, ed avendo manifestato desiderio di conoscere la celebratissima vostra Biblioteca, voi gli avete acconsentito, come se fosse stato dei vostri, dandogli licenza di farvi entro accurate indagini, copiando pure ciò che gli avesse meglio piaciuto; onde avvenne che di questo preziosissimo Codice (di cui una parte aveva fatto conoscere Scipione Maffei, onore di Verona, quasi abbia voluto egli offrirne al mondo le primizie) si sono potute rilevare altre parti, mercè la sagacia e la pazienza di quell’uomo sommo, ch’erano da sovrapposti caratteri prima coperte. Nè qui si ristettero le benemerenze vostre; giacchè non celaste per questo il mirabile palimpsesto, (altri forse lo avrebbero occultato) nè per un male inteso amore patrio l’avete, affidandolo a mani inesperte, voluto premurosamente pubblicare, ma avendo risaputo invece che presso noi vi fossero uomini dediti a questi studj dell’antico diritto, i quali s’affaticano dopo la dejezione in cui caddero nel passato secolo, a riporli in onore, non esitaste a permettere, secondo la grandezza del vostro animo, che stranieri, quali erano quelli da noi raccomandativi, penetrassero pure nei vostri recessi, esaminassero con loro comodo questo Volume unico nel genere suo in tutto l’universo, e vi studiassero addentro tanto da poter