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introduzione | XI |
notitia fragmenti veronensis de interdictis, e che Niebhur nell’anno medesimo inviato essendo dal Re di Prussia a Roma si è soffermato espressamente qualche giorno in Verona, ove valendosi di mezzi chimici molto efficaci riuscì a discoprire meglio del Maffei ciò che nel foglio XCVII era tuttavia coperto dalle grosse lettere dell’Epistole di S. Girolamo. Egli dunque ne trasse copia che spedì a Savigny e questi riconobbe il brano de praescriptionibus et de interdictis siccome parte dell’opera desideratissima di Gajus, di cui si avevano già ab antiquo li sopr’accennati frammenti, e l’Epitome di Aniano. Le quali cose appena in Germania furono palesi, si levò fra quei dotti una cotanta aspettazione circa il Codice Veronese e la preziosa sua materia che fu d’uopo soddisfarla, e la Regia Accademia Prussiana delle Scienze ha inviato per ciò in Verona li proprj soci Bekker, e Göschen, col mandato di procedere oltre nelle indagini e di recare a qualche termine quanto era stato così bene iniziato dal Niebhur.
Nel mese di Maggio 1817 adunque quei due eletti mossero da Berlino ed arrivati in Verona furono accolti alla Biblioteca Capitolare, ove usando mezzi chimici ed ottici, con inenarrabile industria, perseveranza ed acutezza di continuo lavorando a questo unico intento fino alla metà dell’Ottobre successivo, poterono ricuperare alla luce a linea per linea, a lettera per lettera, e a frammenti di lettera, circa otto none parti del Codice; ne fecero dessi un facsimile che recarono seco loro ritornando in patria onde potere a bell’agio proseguire nello studio e nelle indagini, fino al punto di chiarire coll’eletta dei filologhi e giuristi Alemanni ansiosi tutti di cooperare al pieno risultato di questa