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Imagine di cera a rai di Sole
     Tal si dilegua, o gel sovra pendice;
     120La pelle e l’ossa lo informavan sole.

La madre le sirocchie la nudrice
     Struggonsi in pianto, e ne’ canuti sui
123Ambe mette le man Triope, e dice:

O falso padre, o vano autor di nui,
     Vedi, Nettuno, il tuo terzo rampollo,
     126Se nato di Canace e di te fui.

Perchè non l’ha con sue saette Apollo
     Incenerito pria? Perchè sotterra
     129Prima con queste man posto non hollo?

Fame gli stà negli occhi, e gli dà guerra;
     O questo morbo rio fagli lontano,
     132O a lui le mense del tuo mar disserra. 2

Ogni presepe mio di greggia è vano,
     Più cibi a mense dispensar non basto;
     135D’ogni cucinator stanca è la mano.

Cavallo non è qui vivo rimasto,
     Non un bue cui nudria la madre a Vesta,
     138Dei muli ha fatto e fin dei gatti pasto.