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Te chiamerà, che vivo dal periglio
     Ritratto l’hai, nè più di tanto offeso,
     120Che doppia nube gli sovrasta il ciglio.

Non ti lagnar: io de’ suoi mali al peso
     Tal ristoro darò, che il viso spento
     Nel lume del futuro avrà racceso;

E saprà dir qual per le vie del vento
     125Penna d’augello vanamente nuoti,
     O tristo adduca o fortunato evento.

Udiran le contrade de’ Beoti,
     Udrà Cadmo i costui carmi divini,
     E gli udiran di Labdaco i nipoti.

130Verga gli donerò, che per cammini
     L’orme corregga e la veduta bruna;
     Del viver gli porrò lunge i confini.

Unico fra gli estinti ombra digiuna
     Non sarà di savere, e fia per senno
     135Caro a colui, che l’universo aduna. 2

Tacque la diva, e fe col capo cenno.
     Tanto privilegiò quest’una Giove,
     Che qualità del padre in lei tutte enno.