Non io Tiresia tuo privai del Sole,
Nè gli occhi altrui rapir m’è dolce frutto,
Ma legge di Saturno così vuole:
100Chiunque ad ammirar sarà condutto
Celeste iddio, che uman viso rifiuta,
Dalla veduta coglierà gran lutto.
Donna, voler di numi non si muta,
A lui Parca girò queste tenebre,
105Soffri tu cosa a te figlio dovuta.
Darebbero agli altar vittime crebre
I genitori d’Atteon contenti
Toccar del figlio le vane palpebre;
Poco gli gioverà valli e torrenti
110Con Diana varcati, erta e pianura,
Aver posti a giacer ferini armenti,
Quando infelice non ponendo cura
Veduta avrà la diva, che si bagna,
De’ propri veltri suoi sarà pastura.
115La madre per foresta e per montagna
Colte avendo le sparse ossa del figlio
Unica fortunata, o mia compagna,