O Everìde, quai nemici numi
Han le tue cacce a questa via converse,
Da cui non uscirai con salvi i lumi?
Fur queste voci un vel, che gli coverse
80Ambe le luci; ed ammutia, che a un tratto
La lena il senno e la favella perse:
E la ninfa gridò: dea che hai fatto?
L’amistà dunque delle dive è questa?
L’uno e l’altr’occhio al figlio mio m’hai ratto.
85Hai veduta Minerva senza vesta,
Ma non vedrai più il Sol; montagna addio
D’Elicona per sempre, addio foresta.
Di picciola jattura inegual fio!
Per qualche damma e qualche capriolo
90Gli occhi pigli amendue del figlio mio;
E lamentando in nota d’usignuolo,
Le braccia ai fianchi di Tiresia gira,
E bagna i mesti rai di largo duolo.
Pallade allor per la pietà: ritira,
95Ninfa gentil, ritira le parole,
In cui la lingua t’è scorsa per ira.