Similemente a Giuno Iri si rese,
Da cui nè manco allora si dispiega,
Che il sonno sovra i rai l’ali le stese.
Tanto la testa sonnolenta piega
290Alle colonne dell’aurato soglio,
Nè i talari giammai nè il cinto slega.
Varco la diva qui dando al cordoglio:
Sempre così, diceva, o concubine
Di Giove, in qualche desertato scoglio
295Non altrimenti che foche marine
Celar nozze e portati vi sia forza,
Nè dove manco è licito a meschine.
Ira m’infiamma e a far vendetta sforza
Di chi male a pietà volse il desio,
300La cara Asteria ogni mio sdegno ammorza,
Perocchè le perdona ogni suo rio
L’aver preposte le marine spume
Ai complessi di Giove e al letto mio.
I cigni in questa le purpuree piume
305Levar dall’acque del natio Pattolo,
I quai congratulando al novo nume