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Nè allora o Giuno i tuoi spirti feroci
     140Manco s’intenerian, quando le inferme
     Braccia levò con queste vane voci:

Ninfe del fiume di Tessaglia germe,
     Al vostro genitor dite, che stia
     Con le preste onde sue tanto pur ferme,

145Che la prole di Giove al mondo io dia,
     E con pregarlo e carezzargli il mento
     Intrattenetelo: O Penéo di Ftia,

Tu non dai udienza al mio lamento,
     Sul dorso già d’un corridor non siedi,
     150Perchè nel tuo fuggir disfidi il vento?

Sempre avestu così leggieri i piedi,
     Sei tu con questo vol sempre disceso,
     O sol fuggi così quando mi vedi?

Dove ti porterò dolce mio peso?
     155Abbandona la lena il corpo stanco;
     O talamo di Filira scosceso,

Soggiorna tu, Peliaco monte, almanco:
     Vengono in tue foreste orse e leene
     A disgrevar del crudo pondo il fianco.