Dalle porte del cielo il viso pinge,
E alla dolente ogni terren difende,
Siccome l’ostinato odio la stringe.
A stanza della dea Marte là scende,
80Dove l’altre montagne Emo soggioga10
La terra a discovrir quanto si stende;
In questo mezzo i corridori alloga
Nella spelonca, onde Aquilon mugghiante
Per settemplice porta si disfoga;
85D’altra parte la figlia di Taumante
Tutti dell’ampio sal gli azzurri campi
Riguardando, sedea sopra Mimante,
E ad ogni arena che Latona stampi
Significando in minaccevol fronte,
90Che nulla in se la peregrina accampi.
Fuggì l’Arcade terra e il sacro monte
D’Auge, fuggì Peloponeso in uno, 11
E di Fenèo il vecchiarello fonte.
Egìalo ed Argo non fuggì sol uno,
95E non trasse Latona a quel terreno,
Che dell’Inaco il corso è sacro a Giuno.