Delo rammenterò. Nel ponto giace
Combattuta da’ venti isola incolta
15Di smerghi più, che di corsier ferace;
A lei l’Icario pelago di molta
Schiuma flagella i lidi, a cui si accoglie
Gente che va per le marine in volta.
Non è però baldezza il dir, che toglie
20Quest’una il grido e l’onoranza a quante
Di Teti e d’Oceano entran le soglie.
Ella cammina a ciascheduna innante, 2
La Fenicia appo lei Corsica incede,
Su le cui poste Eubea move le piante; 3
25Quarta è Sardegna, e da sezzo procede
Quella a cui riparossi il dì, che a terra
Dalle spume del mar Venere diede.
Queste un cerchio di torri affida e serra,
Te Febo, o Delo; e quai più salde mura?
30Lo Strimonio Aquilon le pietre atterra,
Ma non atterra un Dio: tu di sventura,
Isoletta gentil, non hai sospetto,
Nell’usbergo di tal vivi sicura;