Traggi qui de’ celesti in mezzo il coro,
Nel soglio suo t’invita ogni immortale,
Tu siedi presso del fraterno alloro.
205Quando per te le ninfe aprono l’ale
Presso i fonti d’Inopo, o i cervi aggioghi
Per l’are visitar di Limna o d’Ale,
Con cui mutasti i detestati luoghi
Della Scitica Tauri e il ríto diro,
210Ad arator non crederò miei gioghi;
Fosse quantunque il buon seme d’Epiro
Madre di tauri alle robuste corna,
Infermi tornerian dal lungo giro;
Le belle danze a vagheggiar soggiorna,
215E tardi il Sol la sua quadriga inchina
In mar di occaso, e lungamente aggiorna.
Qual pendice di mare, o qual collina
Più ti diletta, o dea, quai porti o ville?
Qual ninfa avere o semidea vicina?
220Tu lo mi narra, io ridirollo a mille:
Ami il porto d’Euripo anzi ogni seno,
In cui giaccion di mare onde tranquille,