160Di luce ove tu ridi e di sereno,
Nel mar delle dovizie ivi si nuota,
Ivi d’armenti e di ricolte è pieno.
Non regna morte in giovinetta gota,
Pazza discordia non alluma foco,
165Ch’ogni ben scommettendo al fondo rota,
Seggion cognate ad un medesmo foco;
L’anime, che mi fan segno di amiche,
Trovino meco in questa schiera loco.
Le nozze di Latona, e le fatiche,
170Diva, de’ veltri tuoi, l’arco, gli strali
E le corse da te campagne apriche
Sempre dirò, nè tacerò dell’ali
Di quel seggio superbo, che t’accoglie
Mentre alle case de’ celesti sali.
175Te stanno ad aspettar su quelle soglie
Mercurio e Febo, e chi dell’aureo telo
T’allieva, e chi delle ferine spoglie.
Simili veci al regnator di Delo
Fur divisate già mentre consorte
180Non era Alcide ancor fatto del cielo,