Nel Parrasio, ove Rea fu di te scarca,
Santa è una parte d’ogni luce muta, 15Che il dì per le conserte ombre non varca.
Da indi in quà non fu donna venuta,
Nè fera sotto la frondosa chioma
Nel tempo di gridar: Lucina ajuta.1
Vecchia fama degli Arcadi la noma 20Il talamo di Rea, che quando scosse
Dal grave fianco la divina soma,
Con ardente desio cercando mosse
Un limpido ruscello a mondar quanto
Nel parvoletto, e in se da mondar fosse.
25Non di Ladone il rio, non d’Erimanto
La chiara onda correa, di fonti e fiumi
Povero dell’Arcadia era ogni canto,
La qual dall’ubertà de’ suoi cacumi,
Nella stagion che Rea la zona solve, 30Tanti dovea versar d’acque volumi.
Dove Giaon la sua fiumana volve,
E dove Mela e Carnion s’informa,
Sorgeano querce, e rote scotean polve,
↑[p. 86modifica]] Nell’antro in cui Rea partorì Giove, non era concesso a femmina di qualunque specie il partorire. Pausania parla di altri sacri recinti, nei quali non era lecito nascere o morire; perciò se ne recavano lungi le femmine prossime a partorire, e gl’infermi.