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lo più viziose: le passioni poi sono febbri che recano delirio. Prenderemo norma dalle massime del mondo? Dio buono, quale norma! pesatele voi stessi a mente tranquilla queste massime mondane, e ne conoscerete l’erroneità e l’ingiustizia. In fede vostra amereste voi meglio incontrare la morte colle massime del mondo in capo, oppure con quelle di Gesù, che subito dopo morte vi avrà a giudicare? Cercate pertanto, cercate tutti, ve ne scongiuriamo, di conoscere sempre meglio le dottrine di G. C. coll’assistere attenti alle parrocchiali istruzioni, che nei giorni festivi mattina e sera vi vengono fatte dai vostri venerandi parrochi, nostri zelanti e benemeriti cooperatori; procurate diligentemente che i vostri figliuoli e dipendenti frequentino i catechismi e ne imparino bene le lezioni. Il miglior patrimonio che possiate lasciar loro si è il conoscimento e l’amore di G. C. e delle sante sue dottrine.

Ma a ben vivere non basta conoscerne le regole: è inoltre necessario che forti ragioni ci muovano ad atti virtuosi, principalmente perchè noi siamo tardi e ritrosi al ben operare per naturale difetto. La virtù per noi, di natura debolissimi, ha molto del difficile, e se qualche forte motivo non ci spinga, noi marciremmo nell’inerzia, contenti a sapere che la virtù è bella, senza curarci di praticarla; od anche peggio discenderemmo per le facili vie del vizio, che conducono all’abisso. — Vi diranno i mondani maestri, che l’amore del proprio onore, la nobiltà d’animo, le nostre convenienze sono mezzi bastevoli a tener l’uomo lontano dal vizio, ad indurlo ad operare virtuosamente. — Abbiano pure, diremo Noi, qualche valore gli addotti motivi, ma vengono superati di gran lunga dalla forza contraria