E donna di beltà che dolce ardea
(Tese l’orecchio, aguzzò gli occhi il vate,
15E spianava le rughe e sorridea)
Colle dita venía bianco-rosate
Spargendolo di fiori e di mortella,
18Di rispetto atteggiata e di pietate.
Bella la guancia in suo pudor; più bella
Su la fronte splendea l’alma serena,
21Come in limpido rio raggio di stella.
Poscia che dato i mirti ebbe a man piena,
Di lauro, che parea lieto fiorisse
24Tra le sue man, fe’ al sasso una catena;
E un sospir trasse affettuoso e disse:
Pace eterna all’amico: e te chiamando
27I lumi al cielo sì pietosi affisse,
Che gli occhi anch’io levai, fermo aspettando
Che tu scendessi: e vidi che mortale
30Grido agli Eterni non salía più, quando
Il costei prego a te non giunse; il quale
Se alle porte celesti invan percote,
33Per là dentro passar null’altro ha l’ale.