Vanno appena i pensier. S’alza di crebre
Stipe un nembo e di foglie e di rotata
120Polvere che serrar fa le palpebre.
Mugge volta a ritroso e spaventata
Dell’Eridano l’onda, e sotto i piedi
123Tremar senti la ripa affaticata.
Ruggiscono le selve, ed or le vedi
Come fiaccate rovesciarsi in giuso,
126E innabbissarsi se allo sguardo credi.
Or gemebonde rialzar diffuso
L’enorme capo, e giù chinarlo ancora,
129Qual pendolo che fa l’arco all’insuso.
Batte il turbo crudel l’ala sonora,
Schianta uccide le messi e le travolve;
132Poi con rapido vortice le vora,
E tratte in alto le diffonde e solve
Con immenso sparpaglio. Il crin si straccia
135Il pallido villan, che tra la polve
Scorge rasa de’ campi già la faccia,
E per l’aria dispersa la fatica
138Onde ai figli la vita e a sè procaccia;