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Ch’or questa gente, or quella è tua reina
Che già serva ti fu! Dove lasciasti,
15Poltra vegliarda, la virtù latina?

La gola e ’l sonno ti spogliar de’ casti
Primi costumi, e fra l’altare e ’l trono
18Co’ tuoi mille tiranni adulterasti;

E mitre e gonne e ciondolini e suono
Di molli cetre abbandonar ti fenno
21Elmo ed asta, e tremar dell’armi al tuono:

Senza pace tra’ figli e senza senno,
Senza un Camillo, a che stupir se avaro
24Un’altra volta a’ danni tuoi vien Brenno?

Or va, coltiva il crin, fatti riparo
Delle tue psalmodíe; godi, se puoi,
27D’aver cangiato in pastoral l’acciaro.

Tacque ciò detto il disdegnoso. I suoi
Liberi accenti, e al crin gli avvolti allori,
30De’ poeti superbia e degli eroi,

M’eran già del suo nome accusatori,
All’intelletto mio manifestando
33Quel grande che cantò l’armi e gli amori;