Quindi al fiume, ove tardi diffinite
Fur l’italiche sorti, e non del duce,
288Ma de’ condotti il cor vinse la lite.
E l’Adige seguii fino alla truce
Adria, ove stanchi già del lungo corso
291Trenta seguaci il re de’ fiumi adduce.
Tutto in somma il paese ebbi trascorso
Che alla manca del Po tra ’l mare e ’l monte
294Sente de’ freni cisalpini il morso.
E di dolore, di bestemmie e d’onte
Per tutto intesi orribili favelle,
297Che le chiome arricciar mi feano in fronte:
Pianto di scarna plebe a cui la pelle
Si figura dall’ossa, e per le vie
300Famelica suonar fa le mascelle;
Pianto d’orbi fanciulli e madri pie,
D’erba e d’acqua cibate, onde di mulse
303E d’orzo sagginar lupi ed arpie;
Pianto d’attrite meschinelle, avulse
Ai sacri asili, e con tremanti petti
306Di porta in porta ad accattar compulse;