Alla tua patria giunsi, o pellegrino
Di Bergamo splendor, che qui m’ascolti;
267E mesta la trovai del repentino
Tuo dipartire, e lagrimosi i volti
Su la morte di Lesbia illustre salma,
270Che al cielo i vanni per seguirti ha sciolti.
(Brillò di gaudio a quell’annunzio l’alma
Dell’amoroso geométra, e uscire
273Parve alcun poco dell’usata calma;
E già surto partìa, per lo desire
Di riveder quel volto che le penne
276Di Pindo ai voli gli solea vestire;
Ma dignitosa coscienza il tenne,
E il narrar grave di quell’altro saggio,
279Che precorso un sorriso, così venne
Seguitando il suo dir) Dritto il viaggio
Di là volsi al terren che il Mela irriga,
282Ricco d’onor, di ferro e di coraggio.
Quindi al Benaco che dal vento ha briga
Pari al liquido grembo d’Amfitrite
285Quando irato Aquilon l’onde castiga.