Pagina:In morte di Lorenzo Mascheroni.djvu/70


(70)

Uom d’alta cortesia, che il ciel sortille,
Più che consorte, amico. Ed ei che vuole
246Il voler delle care alme pupille,

Ergea d’attico gusto eccelsa mole,
Sovra cui d’ogni nube immacolato
249Raggiava immemor del suo corso il sole.

E AMALIA la dicea dal nome amato
Di costei che del loco era la Diva,
252E più del cor che al suo congiunse il fato.

Al pio rito funébre, a quella viva
Gara d’amor mirando, già di mente
255Del mio gir oltre la cagion m’usciva.

Mossi al fine; e quei colli ove si sente
Tutto il bel di natura, abbandonai,
258L’orme segnando al cor contrarie e lente.

Vagai per tutto: nel tugurio entrai
Dell’infelice, e il ricco vidi in grembo
261Dell’auree case più infelice assai.

Salii, discesi, e risalii lo sghembo
Sentier di balze e fiumi: e il mio cammino
264Oltre l’Adda affrettando ed oltre il Brembo,