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Colle dita venìa bianco-rosate
Spargendolo di fiori e di mortella,
225Di rispetto atteggiata e di pietate.

Bella la guancia in suo pudor; più bella
Su la fronte splendea l’alma serena,
228Come in limpido rio raggio di stella.

Poscia che dati i mirti ebbe a man piena,
Di lauro, che parea lieto fiorisse
231Tra le sue man, fe’ al sasso una catena;

E un sospir trasse affettuoso, e disse:
Pace eterna all’Amico: e te chiamando
234I lumi al cielo sì pietosi affisse,

Che gli occhi anch’io levai, certa aspettando
La tua discesa. Ah qual mai cura, o quale
237Parte d’Olimpo ratteneati, quando

Di que’ bei labbri il prego erse a te l’ale?
Se questa indarno l’udir tuo percuote,
240Qual altra ascolterai voce mortale?

Riverente in disparte alle devote
Ceremonie assistea colle tranquille
243Luci nel volto della donna immote,