Giunte a quell’onda d’armonia beata
Le due celesti peregrine, un’alma
159Scoprir che grave al suon si gode e guata:
Sovra un lucido raggio assisa in calma,
L’un su l’altro il ginocchio, e su i ginocchi
162L’una nell’altra delle man la palma.
Torse ai due che veniéno i fulgid’occhi,
Guardò Lorenzo, e in lei del caro aspetto
165Destàrsi i segni dall’obblio non tocchi.
Non assurse però; ma con diletto
La man protese, e balenò d’un riso
168Per la memoria dell’antico affetto.
E ben giunto, lui disse; alfin diviso
Ti se’ dal mondo, dal quel mondo u’ solo
171Lieta è la colpa ed il pudor deriso.
Dopo il tuo dipartir dal patrio suolo
Io misero Parini il fianco venni
174Grave d’anni traendo e più di duolo.
E, poich’oltre veder più non sostenni
Della patria lo strazio e la ruina,
177Bramai morire, e di morire ottenni.