Pagina:In morte di Lorenzo Mascheroni.djvu/20


(20)

Ecco la destra, ohimè! che li descrisse,
Venìa sclamando un’altra; e baci ardenti
54Su la man fredda singhiozzando affisse.

Poggia intanto quell’alma alle lucenti
Sideree rote, e or questa spera or quella
57Di sua luce l’invita entro i torrenti.

Vieni, dicea del terzo ciel la stella:
Qui di Valchiusa è il cigno, e meno altera
60La sua donna con seco, e assai più bella;

Qui di Bice il cantor, qui l’altra schiera
De’ vati amanti: e tu, cantor lodato
63D’un’altra Lesbia2, ascendi alla mia spera.

Vien, di Giove dicea l’astro lunato:
Qui riposa quel grande che su l’Arno
66Me di quattro pianeti ha coronato.

Vien quegli occhi a mirar, che il ciel spiarno3
Tutto quanto e, lui visto, ebber disdegno
69Veder oltre la terra e s’oscurarno.

Tu, che dei raggi di quel divo ingegno
Filosofando ornasti i pensier tui,
72Vien; tu con esso di goder se’ degno.