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taini, avrebbe intrapreso un viaggio indarno e fors’anco alla sua peggiore. Le seguenti parole sue serviranno a schiarimento de’ suoi versi. “Questa inaudita persecuzione, questo inumano disegno di non lasciarmi angolo della terra che mi accogliesse, mi prostrò, lo confesso, tutte le forze, e colla spada del dolore nell’anima stetti per profferire la bestemmia di Bruto. La soffocò una consolante sentenza di Socrate: gli Dei hanno mandata la virtù sulla terra, accompagnata dalla sventura. Questa considerazione ravvivò il mio coraggio abbattuto„. — Lettera al Bettinelli.
Bruto, essendo presso ad uccidersi, esclamò, secondo che narra Plutarco: O virtù, che se’ tu mai se non che un nome vano sulla terra, dacchè la fortuna di continuo ti soverchia. Anche Luciano pinge, in un suo dialogo, la virtù avvilita e calpestata dalla fortuna, nuda e lacera, che aspetta giustizia alla porta della casa di Giove.
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- Stanca del rubro fiumicel la riva
- Che Cesare saltò, rotto il decreto.
Il Rubicone era la linea di confine del governo delle Gallie affidato a Giulio Cesare dal senato.
Ivi
- Spero io ben che’l mio Melzi, a cui rivola
- Della patria il sospiro . . . .
Francesco Melzi di Eril, in appresso duca di Lodi, fu uno de’ più saggi e più illuminati cittadini di Milano. Riparatosi a Parigi per l’invasione degli austro-russi, fu dopo la battaglia di Marengo nominato da Bonaparte a vice-presidente della repubblica italiana, che governò per quattro anni con molto senno e prudenza.