ciò contro Jaffa, che fu presa d’assalto, e la guarnigione turca passata a fil di spada. Intraprese in seguito il celebre assedio di Ascalona o S. Giovanni d’Acri, dove Gezzar pascià aveva raccolto il meglio delle sue forze ed era soccorso dagl’inglesi. I francesi con una costanza ed una audacia incredibili erano montati più d’una volta all’assalto, una parte della città era già presa, e lo stesso Gezzar s’era imbarcato per salvarsi, quando improvvisi rinforzi giunsero a rinfrescare l’abbattuto coraggio dei turchi. Napoleone continuando l’assedio per qualche settimana avrebbe potuto egualmente pigliare la città; ma avvisato che l’altro esercito stava già per isbarcare ad Abukir, credette più vantaggioso di andarlo ad incontrare prima che si potesse congiungere coi mammalucchi. Durante l’assedio di S. Giovanni, Kleber, il quale con una divisione di quattro mila uomini era stato spedito contro ad un esercito di turchi, avvenne che trovassesi investito presso al monte Tabor da venti mila di costoro comandati da Damas pascià. Napoleone volò in suo soccorso, e lungo la via battè numerosi corpi di ottomani a Nazaret, a Saffet, a Canaan e nei contorni del Giordano, e finalmente nei piani di Esdrelona alle falde del Taborre sconfisse l’esercito di Damas pascià, il quale oltre a cinque mila uomini, perdette tutto il suo ricco bagaglio militare. Malgrado la ritirata dei francesi da S. Giovanni d’Acri, le perdite del pascià della Siria erano sì gravi, che non ebbe il coraggio d’inseguirli. Intanto Mustafà pascià e Sidney Smith erano sbarcati ad Abukir, in quella stessa rada dove un anno prima la squadra navale francese comandata dall’ammiraglio Brueys era stata annichilata da Nelson. Napoleone giunse in tempo onde cancellare quella macchia. L’esercito di Mustafà fu tagliato a pezzi, egli stesso ferito dovette arrendersi con tutto il suo stato maggiore, Sidney Smith potè appena salvarsi sopra una scialuppa, e più di quindici mila turchi si annegarono in mare, volendo