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impediscano di esser giusto. Ma il solo fondamento della natura senza il concorso dell’arte non farà mai un sommo poeta. Aggiungo però che se il Gianni, rinunziando alla ciurmeria dell’improvvisare, siccome io stesso le mille volte lo consigliava, si fosse dato, allo studio dell’idioma latino, primo elemento del linguaggio poetico, onde formarsi uno stile casto e severo; se mandando al diavolo quello strano suo Young, in cui erasi innamorato perdutamente, si fosse accostato alquanto alle scienze, a quelle particolarmente che hanno immediati contatti coll’eloquenza, e senza le quali i voli della fantasia non riescono che delirj; il Gianni, confortato di buona filosofia, e di stile non convulso, non matto, avrebbe potuto cogliere senza contrasto uno de’ più scelti allori del Parnaso italiano„. A cui noi aggiugneremo ch’era forse impossibile al Gianni il far tutto questo, perchè la natura ha voluto fare di lui un portentoso poeta estemporaneo e non più; e ne sia una prova che i suoi più bei pezzi sono quelli appunto che gli scaturirono spontaneamente in quelli accessi di delfica manìa che gli erano tanto frequenti: laddove le sue poesie scritte a testa posata sono appena tollerabili.

Il Monti al contrario (che pure aveva improvvisato nei primi anni della sua carriera poetica e se n’era lodevolmente distolto per darsi ad un poetare più maturato e terso) porge la sua musa di una natura ben diversa. Quantunque sembri egli abbandonarsi intieramente ai liberi voli della sua fantasia, pure vi regna sempre una grand’arte; arte tanto più difficile e profonda in quanto che non si lascia scorgere. In mezzo ad una maravigliosa abbondanza di pensieri e d’immagini, che sembrano quasi imbarazzare il poeta nella scelta e arrestarlo a caso sovra una qualch’una, l’estetica del gusto sa discernervi da per tutto l’ordine e l’armonia. Tutto è a suo posto, tutto e meditato, nulla vi è di ozioso, eppur sembra