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dinarj: e fu in quella città dove si viddero accoppiati due de’ più strani fenomeni, il Gianni per la sua facilità inarrivabile per la poesia estemporanea, e l’avvocato Ardizzoni per l’incredibile sua memoria nel ritenere e recitare subito dopo, e senza perder sillaba i canti improvvisati dal poeta: ed è alla tenace sua ritentiva che noi dobbiamo la pubblicazione delle poesie del Gianni, in un tempo in cui non si era per anco introdotta in Italia la stenografia. Quando l’anno dopo fu instituita da Bonaparte la repubblica Cisalpina, il Gianni venne a Milano, fece lega coi principali demagoghi, e fu naturalizzato e introdotto nel consiglio legislativo, dove servì di appoggio al Monti, in allora profugo dagli stati romani per motivi di opinione, ad ottenere il posto di segretario centrale presso al ministro degli affari esteri. Ma inimicatisi ben presto, il Gianni si fece uno de’ promotori perchè la Bassvilliana fosse abbrucciata sulla piazza del Duomo, e perchè il suo autore fosse deposto dal suo ufficio in virtù di una legge intollerante ed assurda che si era fatta passare allora, la quale dichiarava incapace ai pubblici ufficj chiunque avesse scritto in pro della monarchia. Sgraziatamente al Monti era stato affidato un impiego che non era pel suo dosso. Il governo lo aveva incaricato unitamente all’avvocato Oliva di Cremona dell’ordinamento economico amministrativo dell’Emilia, nella qual nuova carriera ei dimostrò che un eccellente poeta essere poteva benissimo un cattivo amministratore. Nè qui si sa se meriti più rimprovero il Monti per avere accettato un incarico così lontano da’ suoi studj, o quello strano governo che sapeva scegliere così male i suoi funzionarj. Certo si è ch’egli si acquistò biasmo grandissimo e porse argomento a’ suoi nemici onde perseguitarlo: nè il Gianni si stette allora colle mani alla cintola, e dicesi che non poco si compiacesse dei danni che avvennero al suo avversario. Nel 1799 quando gli austro-russi invasero