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in obblio, colpa di scioli e ventosi rimatori e di depravato gusto nel bello poetico a ridestare il quale più che le teorie d’ingegnosi retori, valse l’esempio del Varano, del Cesarotti dell’Alfieri, e più d’ogni altro, del Monti, che nella Bassvilliana ci presentò, possiam dire, la musa dantesca ringiovanita; e alla quale tenne dietro bentosto colla cantica in morte del Mascheroni, che le circostanze, i tempi e alcuni personaggi e casi contemporanei a cui allude il poema, non permisero all’autore di pubblicare, per intiero, come facciam noi per la prima volta.
Questa nobilissima rivale della Bassvilliana è un argomento tutto cittadino e che intieramente si aggira su vicende politiche, speranze ed infortunj, virtù ed errori di tempi, i quali costituiscono un’era famosa, e su cui il poeta con dantesca arditezza pronuncia, in nome della rettitudine, un indipendente e severo giudizio. A’ dì nostri in cui tanto si ragiona di libertà, della quale più d’uno si foggia un’idea analoga alle sue inclinazioni, sarà pur bello abbandonarsi alla soave prepotenza di una musa incantatrice, la quale, trascinandoci alcuni decenni indietro, ci sforza ad istruirci sugli altrui traviamenti, e a fare il paragone tra le invasate dottrine del fanatismo rivoluzionario e la petulanza di deliranti o rapaci oclocratici,