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Io mi servii di Pieruccio per sfogare il mio tedio.
— Oh l’infelicità del primo amore! — dissi con l’ingegnere. — Che fatiche! che sacrifizi! L’adolescente innamorato patisce un appetito formidabile e rifiuta, il cibo; casca di sonno e si sforza a vegliare; con tutto il pensiero cerca l’immagine adorata, che dovrebbe specchiarsi chiara e netta alla sua mente, ma col naso divino, gli occhi divini, la bocca divina, che la mente gli delinea, non riesce mai a comporre la faccia divina, e invece gli balzan dinanzi le facce più estranee e più antipiatichè. E questo è nulla! Vagheggiare qualche eroica impresa; o salvar da un pericolo mortale la bella per meritarne l’amore, o sfidare e ferire a morte il rivale, e sudar intanto nelle scarpe troppo strette o troppo larghe, e fare e rifare il nodo della cravatta, or sperando or disperando che parta da essa il colpo della vittoria! E questo è nulla! Proporsi di esser spiritoso e irresistibile, e non riuscir a trovar motto che non sia stupido e a trovar un gesto che non sia goffo.
Questa volta Roveni rise sgangheratamente; troppo. Non rise Ortensia; mi fissò e disse:
— Brutto giorno, oggi! — e via!
A un punto la perdei di vita; finchè, ella ricomparve con Anna, su di un poggiòlo in mezzo a una fratta. Di là ci chiamavano, urlavano i nostri nomi.
Disse Roveni: — Che bella voce ha Anna! — E forte: — Canti, signorina Melvi!
Allora la monellaccia, con voce squillante:
L’amore è una catena!
L’amore è una catena
che non si spezza....