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mamma. Non sarebbe meglio fossi bruna io e bionda mia sorella? Tanto, a Guido gli sarebbe piaciuta lo stesso e io mi piacerei di più a me!
Io dissi, tornando in argomento:
— Via!, consolati; che gli artisti preferiscon le bionde. Ti daremo in moglie a un posta.
— No, un poeta no. Non lo voglio!
— Perchè?
— Perchè?... Perchè?... non lo so nemmen io il perchè. Un pittore, forse...., un maestro di musica, celebre....
— Perchè preferiresti uno di costoro?
— Ma sa che è un bel tipo anche lei? Vuol sapere il perchè di tutto! Perchè? perchè? perchè?...
Mi canzonava. Fu così travolto in riso il resto della mia indagine.
Ortensia rideva di gusto; e se non ne trovava il motivo fuori di sè, lo trovava in sè medesima, quasi per espressione, e sfogo di giovinezza; saltando, magari, e cantando per ridere delle sue mosse e del suo canto; ma non era mai un riso sciocco. E diceva:
— Lasciatemi ridere, ora che la mamma è guarita!
Poi mi piantava lì, dov’ero, per correre a veder la madre.
....Quantunque non protesse star molto in piedi, Eugenia aveva ripreso a dirigere le faccende di casa. Più brevi divennero quindi le nostre conversazioni al rezzo; più lunghi i miei colloqui con Ortensia, la quale adesso ardiva sgridarmi non solo se mi vedesse accigliato e col «sorriso brutto», ma anche se non la ubbidivo e trascuravo certe sue giuste pratese. Per diritto e dovere fra-