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di speranze e disperazioni. Quante volte Claudio, mentre era tra gli operai e le opere, al veder sopravvenire qualcuno di casa, aveva, temuta la notizia.... Moribonda?... morta?

Più d’una volta Marcella e Ortensia, sole nella camera vegliando la notte, col brivido, esse, della morte, avevano creduto che la madre assopita fosse morta....

Ebbene: questa madre ora sorrideva per piacere alla sua figliuola, che l’accarezzava; sorrideva, per non ingelosirla pure a Marcella; e due vite tornavano a compiersi della sua, ch’era stata sospesa e tronca anche per loro; e nella loro si reintegrava la vita di lei. Ohe spaventevole commozione proverebbe mai un uomo....; proverei io, se d’improvviso...., in un modo sanguinoso precipitassi a colpire.... io, al cuore...., la più vivace di quelle tre creature?... Che istantaneo strappo;.... che strazio.... se io lì, presente sua madre...., io.... in tanta gioia, nel silenzio di beatitudine così tranquilla, ora, in tanta luce...., ammazzassi, io.... strangolassi.... Ortensia? Ah gettarmi su di lei! Un attimo....

Come mi trattenni? Sono certo che se avessi avuto un’arma avrei compiuto quel che pensai in quell’attimo. È vero! è vero! Un coltello...., e l’avrei piantato nel cuore di Ortensia.... Inerme, trattenuto forse dalla percezione di una insuperabile difficoltà materiale, ebbi il tempo di avvertire l’enormità del mio pensiero....

Rimasi come in preda a una allucinazione, con un nodo alla gola; eppoi con uno sforzo sovrumano uscii dalla capanna, adagio, senza gridare, disperato:

— Salvatemi! Salvatemi!