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— Non so..., non capisco.... Mi lasci andare!

Invece la strinsi al braccio e le chiesi piano: — Gli vuoi molto bene? — ; e la guardavo negli occhi come per impedirle dì sfuggirmi. Sentiva essa la punta della cattiveria nelle mie parole e nei miei modi apparentemente scherzosi? Ah io volevo distrarmi: volevo sottrarmi a me stesso: interpormi meschinamente alla vita che vedevo fuori di me, e che mi sfuggiva!

— Non è vero!...; non so.... Chi gliel’ha detto? — rispondeva la poverina, cedendo a poco a poco.

— E tua madre lo sa?

Abbassò gli occhi, esitando ancora:

— Sì.... credo di sì; ma il babbo, no! — Mi scongiurava con i begli occhi.

— Il babbo presto o tardi dovrà saperlo!

— Oh per amor di Dio non dica nulla! È tanto buono lei! Non ci comprometta, Sivori! Guai, guai, se il babbo lo sapesse ora! — Pregava apertamente; sperava nella sua preghiera ed in me, e appariva ancor timorosa del pericolo. Soave creatura!

Anna Melvi, rasentandoci, ammiccò; fece: — Zzz.... — e ruppe in una bella risata; e i due, colombi. Guido e Marcella, mi scapparono.

Passavano avanti a me, intanto che Anna afferrava Pieruccio e si slanciava con lui, Roveni e Ortensia. Forse anche questa una coppia amorosa? Mi sembrarono estranei l’uno all’altra. L’ingegnere era tutto intento a condur giusto il passo e a non farsi scorger peggior ballerino di quel che era; e Ortensia non dimostrava che il piacere della danza: in un pieno abbandono d’ogni energia al ritmo; con ogni energia raccolta e diffusa nel piacere che le vibrava nel sangue,