Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/379


— 377 —

d’entrambi, affermasse o confermasse lei ad Ortensia la colpa della madre e mia.

— E tua madre, sa?...

— No. Per fortuna la mamma era entrata in casa allora, quando il portalettere mi fece segno, mi chiamò dal cancello. Non gridò, come al solito, ‘‘posta!,, ‘‘Ecco perchè — pensai — Roveni venne a Bologna„. E chiesi:

— Che data aveva la lettera? Hai visto? — insistetti io.

— Sul timbro di Genova c’era un quindici: son certa.

— Già; alla metà d’ogni mese partono molti vapori da Genova....

Rapidamente facevo tra di me questo calcolo: il nove od il dieci settembre Anna aveva inviato al cavaliere il biglietto datato da Milano; l’undici Fulgosi e Marcella erano alla Ca’ Rossa.

Mentre Anna partiva per Genova, Roveni aveva potuto seguir Marcella e il cavaliere a Bologna; prendervi disposizioni perchè la lettera andasse a posto, proprio in mano d’Ortensia, essere il quattordici a Genova; dettare e spedir la lettera, e imbarcarsi colla moglie. Tutto ciò era possibile; verosimile, vero. Era vero dunque che i nostri nemici navigavano per altri lidi! Finalmente m’era tolta del tutto la spina del cuore! Infatti Ortensia diceva:

— Un’infamia stupida! Ho visto che Anna mi dava la notizia del suo matrimonio, eppoi:

‘‘E tu, Ortensia, quando ti sposi? Bando agli scrupoli!...„

Nel riferire queste parole Ortensia ebbe il volto improntato del velenoso sorriso che Anna aveva dovuto avere scrivendole. Ma si ricompose; tornò lei,