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mano e rise, e trottò via leggero a comperar il tabacco. Rimasi a considerare quel che un tempo io aveva pensato del Biondo; liberale, lo credevo, soltanto nel regalar le casserelle per i piccoli morti; galantuomo sì, ma non alieno dallo sfruttarmi per avarizia.
Dalle quali considerazioni non favorevoli anch’esse alla mia psicologia, ne sorgeva un’altra contraria del tutto al mio antico pessimismo.
Alla generosità con cui mi ero prestato per Moser facevan riscontro la generosità della signora Redegonda per un verso, e la generosità del Biondo per l’altro.
Sarebbe vero che chi semina bene raccoglie bene?
XIV.
Ma quale fu il mio stupore allorchè, giungendo due giorni dopo alla Ca’ Rossa, Ortensia mi venne incontro e mi disse tranquilla, sebbene un po’ pallida:
— Anna mi ha scritto!
— Non è partita! — esclamai; e pensai: ‘‘Marcella non s’ingannò! Roveni era a Bologna’’.
— È partita — Ortensia continuò. — Ti confesso che ho voluto leggere alcune righe della sua lettera infame e stupida prima di stracciarla. Diceva in principio: ‘‘Quando riceverai questa mia, sarò molto lontana.„ Era la lettera che io aveva temuta da tanto tempo!; la lettera della calunnia e della vendetta: solo che Roveni, invece di mandarla anonima, aveva voluto che sua moglie, con ardimento degno