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t l e m a n inglese del Transvaal, capitato a Milano quando Anna cantava al Lirico, se ne sarebbe innamorato e....

— Avanti! — coniando Mòser.

L’oratore proseguì di corsa:

— ... .l’inglese avrebbe offerto un impiego nelle miniere all’ingegner Roveni, altro ammiratore della diva, e l’ingegnere avrebbe sposata la diva per compenso, e tutti e tre en bon ménage sarebbero partiti da Milano alla volta del Transvaal. Mi sono spiegato?

Moser rispose: — Anche troppo!

— Questo è certo che gli sposi sono già in viaggio.

Dopo una pausa Fulgosi mi domandò se la seconda versione mi pareva più verosimile ed io risposi che la credevo nel vero. Era uno scandalo degno dei personaggi!

— .... Per savoir vivre — il cavaliere concluse senza più timore di pericolare — bisogna savoir faire. La fortuna il più delle volte è soltanto ruse.

Ora bisogna sapere che quando il cavaliere parlava, Mino l’ascoltava con ammirazione manifesta. Che brav’uomo! pareva dire il ragazzo ad ogni vocabolo francese o inglese ch’egli non capisse.

Ma di ciò che non capiva Mino non aveva mai chiesto schiarimento; forse per una riverenza quasi religiosa che gli imponeva di non sciupare l’efficacia del misterioso eloquio, o forse perchè pensava: verrà il giorno che ti comprenderò anch’io! Se non che a quella parola ruse, o fosse per la sua propria singolarità di suono o fosse per il modo perfettamente parigino con cui il ca-