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restìe ai suoi ordini. Redarguito, rispondeva piangendo d’aver appreso a scuola che chi studia troppo, muore; e poichè il troppo è relativo all’indole e al giudizio delle persone, asseriva in coscienza che studiare due ore al giorno era per lui uno sforzo; e gliene doleva sinceramente perchè avrebbe voluto diventar ingegnere navale o ufficiale d’artiglieria.

Di conseguenza, a luglio fu bocciato agli esami in tutte le materie (in astronomia non l’interrogarono). Dopo di che gli pesò addosso la minaccia di essere messo in collegio se non riparasse in autunno.

Perciò avrebbe studiato in luglio e in agosto più di due ore al giorno, a costo di morire, se per distrarsi dalla pesante minaccia del collegio non avesse anche studiato la marcia: reale al suono di un’ocarina di terracotta, e se non avesse dovuto perfezionarsi al tiro al bersaglio per divenire un bravo ufficiale d’artiglieria.

Mio buon Mino!


X.


L’8 settembre, giorno di festa, Ortensia mi scriveva:

Sono felice, oggi! Se tu fossi qua, Carlo, saresti felice come me a vedere che oggi io sono proprio quella d’una volta. Domandalo alla mamma se non corro e canto e non l’abbraccio così forte che essa è costretta a dirmi, come allora, cervellina! Tutto il brutto è passato; non mi ricordo più di altro che ti voglio molto bene, che vi voglio tanto bene a tutti e che.... Zitto, signor dottore! Mi guardo nello spec-