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La moglie assecondava.

— Sicuro!; lo dico anch’io; è sempre un matto allegro; ma ha fatto i capelli bianchi.... Eh, a stare al mondo!...

— Un uomo troppo buono. Lo so io se ha del cuore! Quando gli ho detto della vedova dello Zingaro è andato subito al portamonete.... M’ha dato troppo, vi dico!

— Il Signore gliene renderà merito; gli farà crescer bene il figliolo; gli mariterà bene anche quest’altra figliola.

Pausa. Eppoi il Biondo, accomodandosi la berretta e sollevando le palpebre verso di me:

— Che bella ragazza!

— Bella e buona — aggiunse la Rita.

Io domandai:

— Come fate a saperlo che è buona?

— Si vede!

— È figlia di suo padre!

— Sta a vedere che il signor Carlo verrà a dirci lui, adesso, che è cattiva!

La Rita, così dicendo, rideva.

Proseguivano:

— Ha degli occhi che parlano.

— Ehm! Non vorrei io che invece di lei, poverina, fosse cattivo qualchedun altro con lei!

— Cosa intendete dire? — domandò, furbo, il marito.

— Niente! niente! Una mia idea...,

— A Molinella — affermò il Biondo — non c’è mai capitata l’uguale. Ce n’è, qui, delle ragazze che hanno una bella dote? Ma tutte búggere! aria! fumo!

— La più bella dote sta nell’affezione....

Bene! Ho un’idea anch’io, se volete saperla;